23 Lug L’AMORE HA DUE FACCE
Il legame romantico
Nella nostra epoca il legame d’amore nasce da un incontro che diventa un legame: in questo transito dall’incontro al legame due persone si scelgono per diversi motivi tra cui l’idea inconsapevole di soddisfare, attraverso l’altro, i propri antichi bisogni. Questo significa più semplicemente detto che innamorarci ci permette di amare nell’altro quelle parti di sé che non riusciamo a riconoscere in noi.
Possiamo più semplicemente pensare che il problema di ogni singola persona è quello di sentirsi incompleti e innamorarsi dà la senseazione di sentirsi più completi.
La crescita del legame matrimoniale è come la crescita dell’individuo e consiste in un processo evolutivo in cui si alternano unione (con il relativo pericolo di “schiavitù”) e individuazione (con il rischio dell’isolamento). Non vi è soluzione a questo processo senza fine, a quest’alternanza tra appartenenza e separazione. E questo è un compito evolutivo molto difficile.
Esiste a livello sociale la tendenza a vedere il matrimonio come il fine dell’amore romantico. Nella realtà purtroppo, io direi per fortuna, la costituzione di una coppia rappresenta soltanto l’inizio di un percorso tortuoso che ha tappe evolutive e momenti critici ben definiti e prevedibili, accanto ad altri decisamente più imprevedibili.
Questo lo sappiamo tutti! È pur vero che negli ultimi anni si è cominciato a parlare sempre più delle naturali difficoltà che le coppie incontrano una volta che il legame si è stabilizzato; ma quello che succede è che, nonostante questa maggiore consapevolezza, quando l’amore romantico viene meno andiamo in crisi, perché tutti aderiamo al mito sociale dell’eternità del legame romantico.
Se mettiamo la lente di ingrandimento sul legame di coppia possiamo anche qui individuare alcune fasi evolutive (senza dimenticarci che ogni situazione ha la sua specificità e singolarità e che tutti i tentativi di raggruppamento in tipologie servono semplicemente a trasmettere idee).
Le fasi evolutive del legame di coppia
Partiamo allora dalla fase costitutiva del legame di coppia: l’innamoramento. Molti di noi sanno di cosa stiamo parlando; in un film molto bello dal titolo “L’amore ha due facce”, B. Streisand si chiede: “perché ci beviamo tutto questo? … che sia un mito o una manipolazione la verità è che tutti noi abbiamo bisogno di innamorarci”. Bisogno che ci accompagna da che veniamo al mondo e che ha a che fare con quel sentirsi incompleti di cui abbiamo parlato poco fa. Innamorarci ci fa vivere emozioni travolgenti e ci dà un senso di appartenenza.
Idealizzazione, disillusione, consapevolezza
Il meccanismo psicologico che sta alla base dell’innamoramento è quello dell’idealizzazione per cui lì si sente di aver trovato l’uomo o la donna giusti per fare coppia; certe caratteristiche dell’altro hanno un fascino straordinario, l’altro corrisponde al proprio modello ideale di partner. Da innamorati si percepiscono solo le somiglianze, si annullano le differenze. Questa fase riveste una funzione importante nella vita di una coppia, consente, cioè, la creazione di un legame di base.
Tutti coloro che aderiscono al progetto coniugale confidano nell’eternità di QUEL legame e non sarebbe pensabile altrimenti.
Di fatto, la caratteristica dell’amore romantico è il suo carattere effimero, la sua rapida tendenza a svanire: uno dei momenti più dolorosi e al contempo liberatori è la deidealizzazione del carattere inebriante dell’esperienza amorosa. E quando sentiamo, ci accorgiamo che sta venendo meno il carattere estatico del legame, significa che stiamo attraversando una nuova fase del legame: la disillusione. Anche qui, credo, molti di noi sanno di cosa stiamo parlando; con il passare del tempo, se tutto va bene, i partner cominciano a restituire all’altro non soltanto la fantasia che l’altro ha su di lui, ma anche un poco della propria realtà (e tutti noi abbiamo imparato che la realtà non è mai paragonabile all’ideale…è sempre più deludente).
Si viene a patti con la realtà: si aprono gli occhi per vedere l’altro nella sua verità, si smette di sognare che l’altro sia ciò che si desidera, ci si accorge che si è tenuto l’altro vicino riconoscendone solamente le parti buone o funzonali; e questo era possibile solo nel “sogno romantico”.
Il risveglio suscita sentimenti contraddittori: da una parte è deludente constatare le differenze, le divergenze, constatare che l’altro non è l’interprete fedele del mio progetto ideale; dall’altra può diventare gratificante scoprire l’altra persona nella sua unicità.
Ma in molti casi, anche per una questione sociale, il cambiamento viene visto come un segnale di deterioramento patologico del rapporto, anziché come un naturale processo evolutivo. Si pensa così di avere sbagliato persona. Mentre, non farsi trascinare da questo timore e accettare di venire a patti con la realtà (che poi è la realtà mia-e-dell’altro), comprendere che il cambiamento non significa necessariamente fallimento, significa sperimentare col partner un nuovo modo di stare insieme. Il raggiungimento di questa consapevolezza richiede tempo e richiede di passare per una fase faticosa in cui si sente l’esigenza di uscire dal nucleo a due per concentrarsi su sé, di tollerare la frustrazione di una sorta di separazione che permetta di uscire dalla simbiosi a due per creare una nuova identità.
E così che si può giungere ad un nuovo contratto relazionale e a una nuova consapevolezza circa il legame di coppia che ci permette di essere indipendenti e allo stesso tempo insieme, di comprendere che il difetto dell’altro non minaccia necessariamente la relazione; si è riusciti a trovare la giusta distanza-vicinanza. È la fase dell’accettazione dell’idea di un legame imperfetto.
Questo non significa che non andremo più incontro a crisi o a incomprensioni.
È importante sottolineare che l’attraversamento di queste fasi non tutela di per sé dalla possibilità della separazione, ma credo che una maggior consapevolezza circa il legame di coppia possa condurre a scelte più consapevoli che a quel punto possono anche andare nella direzione della separazione, ma rimangono scelte consapevoli.
Dott.ssa Chiara Borghi