La stanza segreta: senzazioni, emozioni e terapia online | Studio Elios
Terapie forzatamente continuate in modalità online: Eugenia si sente più tranquilla con questa modalità decidendo cosa farmi vedere e cosa invece no
terapia online, covid19, stanza segreta
15841
post-template-default,single,single-post,postid-15841,single-format-standard,cookies-not-set,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-16.8,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-5.5.2,vc_responsive

La stanza segreta: lo schermo del dispositivo aiuta a dirigere lo sguardo

La stanza segreta: senzazioni, emozioni e terapia online | Studio Elios

La stanza segreta: lo schermo del dispositivo aiuta a dirigere lo sguardo

“Lo sguardo è una scelta. Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque dall’attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l’essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto. Vivere vuol dire rifiutare” (Amelie Nothomb, Metafisica dei tubi)

 

INDISPENSABILE CAMBIAMENTO DI SETTING

 

Una premessa deve essere rigorosamente fatta. Da quando viviamo questa situazione di profondo mutamento e disagio, ho deciso di continuare a lavorare, purtroppo in modalità remota, con le persone con le quali avevo già una terapia in corso, a parte qualche consulenza legata all’emergenza del momento. Questa scelta è inesorabilmente intrecciata a motivi personali e alla mia conosciuta fatica nel lavorare con le tecnologie digitali. La bellezza del mio lavoro mi sembra sempre legata alla possibilità di esserci “in carne ed ossa”, di vivere l’esperienza con lo sguardo che può abbracciare tutto e da lì andare al di là di quello che si presenta.

Inutile dire che questo è vero per la maggior parte di noi. Mi trovo spesso a disagio nel dover tenere lo sguardo fisso nel quadrato di uno smartphone o di un computer. La sensazione generale è di irrequietezza, come se la mancanza di libertà cercasse sfogo nella possibilità di movimento. Mi accorgo quindi di provare curiosità e stupore nell’accorgermi che, invece, per alcuni, lo starsene all’interno del vetro rettangolare è quasi di giovamento all’ansia di un contatto più diretto e coinvolgente.

 

EUGENIA

 

C’erano state in un passato recente diverse avvisaglie, tenute in serbo in un angolo della mia mente, che facevano presagire lo svelarsi di una personalità singolare e alquanto selettiva.

Eugenia portava con sé un mondo a tratti bizzarro e a tratti estremamente “inquadrato” e regolare. Oscillava maldestramente tra l’impiego in banca dove tutto procedeva in maniera controllata e prevedibile e momenti di impensabile, inquietante sregolata fantasia.  Questo mondo magico, popolato da strani ed assurdi personaggi, era tenuto quasi sempre fuori dalla stanza della terapia. Appariva solo a tratti, quando riuscivo a non dire nemmeno una sillaba di troppo. Con questa giovane donna bastava un sospiro in più, l’inarcarsi di un sopracciglio o il minuto di ritardo ed ecco che lei chiudeva subito la porta della stanza segreta e tutto ritornava arido, quotidiano e noiosamente prevedibile.

D’altra parte, mi dicevo, ci conoscevamo solo da poco e con una sola seduta a settimana era difficile per lei potersi fidare e per me riuscire ad entrare con delicatezza e attenzione all’interno di una favola nascosta. Spesso mi tornavano alla mente le fiabe sonore che ascoltavo per ore da bambina…ancora non sapevo leggere ma riuscivo a girare la pagina nel momento giusto in cui andava fatto. Abilità dovuta non tanto alla mia precoce intelligenza, ma al cospicuo numero di ore passate in religiosa solitudine in compagnia dei libri corredati dai dischi a 45 giri. Oggi non ero più così sicura di avere il timing giusto e soprattutto la voce di Eugenia era alquanto flebile e poco collaborante, per cui aspettavo con pazienza tempi futuri carichi di una maggiore complicità e fiducia.

Così rimango a dir poco sorpresa quando proprio Eugenia si mostra quasi allegra e disponibile al proseguimento dei nostri colloqui via Skype. “Bene!” dice sorridendo, “così, se la fa piacere, la posso accompagnare nella visita virtuale di una parte di casa mia, quella nella quale vorrei da tempo fare delle modifiche”.  Proposta inaspettata da parte di una persona ancora così attenta e controllata rispetto a quello che succede tra noi. Sembra che il cambiamento del setting possa creare uno spazio potenziale dove potrebbe emergere finalmente una maggiore libertà nell’affrontare insieme l’ignoto.

 

STANZE SEGRETE

 

Penso che Eugenia si possa sentire più tranquilla con questa modalità, dato che è proprio lei a muovere la videocamera scegliendo cosa farmi vedere e cosa no e per quanto tempo. Mi ritrovo così all’interno di una stanza sulla quale non si sofferma, velata da una romantica luce rosata e che deve essere la camera personale, e senza dir nulla ci dirigiamo veloci verso la zona giorno che deve essere modificata abbastanza urgentemente. Mi colpisce come, in questa area della casa, gli ambienti siano divisi per “funzione: una piccolissima cucina con lavabo e piano cottura, un altro vano con frigor e tavolo ed infine una sala da pranzo un po’ vecchio stile. Mi vengono alla mente mille domande sulla strana suddivisione, molte fantasie legate al posto scelto per preparare e consumare i pasti e mi chiedo se riusciremo a preparare insieme qualcosa di nutriente e leggero che aiuti a sciogliere gli ingorghi emotivi e a scaldare le aeree congelate da tempo.

Per ora osservo al di là del vetro e sorrido anch’io pensando che, forse, questo triste periodo e la possibilità di controllare il mio campo visivo le stia dando la rara opportunità di farmi entrare negli spazi delle stanze segrete senza spaventarsi troppo. Mi rimane sullo sfondo della retina il ricordo della luce rosata di una stanza nascosta e delicata,  appena scorta nel cuore di un’esistenza preziosa ancora da scoprire.

 

Dr.ssa Barbara Capestrani