La sopravvivenza familiare ai tempi della pandemia | Studio Elios
in questo momento storico inimmaginabile fino a poco fa, sembra però che le famiglie riescano a trovare una risoluzione dei conflitti in modo più veloce.
famiglia, pandemia, sopravvivenza
15847
post-template-default,single,single-post,postid-15847,single-format-standard,cookies-not-set,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-16.8,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-5.5.2,vc_responsive

La sopravvivenza familiare ai tempi della pandemia

La sopravvivenza familiare ai tempi della pandemia

La sopravvivenza familiare ai tempi della pandemia

Il grande cambiamento delle interazioni

 

Tutto quello che sta accadendo ha qualcosa di eccezionale e di inimmaginabile. In questo periodo di grande cambiamento, paura, preoccupazione e incertezza, ciò che mi ha colpito sia nel mio ambito lavorativo, sia nella sfera più personale, è un grande cambiamento delle interazioni.

Non possiamo ancora sapere se le conseguenze di questo cambiamento porteranno segni di stabilità, se dovremo imparare a conviverci, o se si tratterà di cambiamenti transitori, ma quel che è assolutamente certo, è che nell’arco temporale di una notte, ci siamo ritrovati a vivere in un’altra dimensione. Un cambiamento imposto, doveroso…. ma imposto. Ci siamo ritrovati a modificare le nostre routine, si è trasformato il nostro modo di lavorare, di fare scuola, di interagire con le persone. E tutto all’interno delle mura di casa: in una notte si sono chiusi i confini tra ciò che è dentro e ciò che è fuori da casa nostra. Chi è fuori è fuori; chi è dentro è dentro. In una percezione di sospensione, in un tempo dilatato.

In una notte, chi era fuori per lavoro o per studio è rientrato a casa, per chi ha potuto, ci si è ritrovati tutti insieme, in un sistema familiare che non c‘era più, in una geografia familiare differente… accettando, o meglio tollerando l’assenza e la distanza da chi vorremmo vicino a noi; godendo della presenza di chi c’è; sopportando, talvolta, anche l’eccessiva vicinanza con chi rimane.

In questo momento viviamo delle esperienze familiari eccezionali, sia per chi è tornato dentro, sia per chi è rimasto fuori: in certi momenti si attivano dinamiche altamente conflittuali, in altri si può fare esperienza di nuove vicinanze e interazioni. Dall’osservazione clinica, in questo momento storico, sembra però che le famiglie riescano a trovare una risoluzione dei conflitti in modo più veloce.

 

La risorsa dell’appartenenza

 

Come terapeuta familiare mi interesso delle dinamiche relazionali, delle reazioni della famiglia di fronte a certi eventi. E di certo, questa pandemia rappresenta uno degli eventi tra i più inattesi, e proprio per questa caratteristica di massima imprevedibilità, essa appare ancor più carica di fatica e stress nell’affrontarla e nel gestirla.

In questo tempo in sospeso e dilatato, mi sono ritrovata a rileggere pagine di testi “incontrati” anni fa, che evidenziano le capacità della famiglia nel far fronte a eventi altamente stressanti, come ad esempio il periodo del dopo-guerra (del resto non sono pochi i paragoni con il periodo post-bellico che i media ci propongono attualmente, con un conseguente buon carico di angoscia): già allora si evidenziavano capacità di problem solving della famiglia nei suoi processi attivi all’adattamento. Terlelsen sosteneva: “la condizione per cui una famiglia è in grado di dedicarsi ai bisogni dello sviluppo dei suoi membri, è che i bisogni di sopravvivenza siano stati adeguatamente soddisfatti”.

Una minaccia alla sopravvivenza mobilita tutte le energie in quella direzione, con sospensione temporanea di altri compiti della famiglia stessa, come ad esempio  i propri obiettivi di sviluppo. E ancora, secondo Cooley, lo “scopo della famiglia è garantire la sopravvivenza e lo sviluppo psicosociale di ciascuno dei suoi membri e di se stessa nel suo insieme”.

Già in quegli anni, si poneva l’attenzione sull’importanza del ruolo della rete sociale come mediazione, sostegno e sollievo della famiglia in stato di stress, come possibilità generativa di un sentimento di appartenenza ad una rete di comunicazione, con reciproci obblighi e reciproca comprensione e condivisione. Eppure, sembra che in un momento in cui l’aggregazione e l’assembramento non siano possibili, intesi come risorse, al fine di permettere un processo di adattamento ad una situazione di elevatissimo grado di stress, possa diventarlo l’appartenenza ad un senso comune di empatia, comprensione, preoccupazione e attesa.

Questa pandemia sembra mettere in luce una grande risorsa della famiglia come sistema complesso, in cui tutte le sue parti sembrano concorrere a mantenere l’equilibrio o a crearne di più funzionali.

Dott.ssa Francesca Malaffo